Italienische Buchvorstellung „Der letzte Judenälteste von Bergen-Belsen“:
Da Salonicco a Bergen-Belsen
Italian Flag

13.12.2012

Unter der Gesamtüberschrift STORIE SEFARDICHE erschien am 29. November 2012 auf der Homepage des Centro Sefardico Siciliano Sinagoga die Vorstellung des Buches Der letzte Judenälteste von Bergen-Belsen. Die sefardische Gemeinde von Taormina hatte sich der Thematik angenommen und sie an die erwähnte Website weitergeleitet.

Schwerpunkt war hier der besondere Hinweis auf das Schicksal der aus Thessaloniki nach Bergen-Belsen deportierten Juden im Jahre 1943: Da Salonicco a Bergen-Belsen. (vgl. Text 1). Gleichzeitig wurde von einem italienischen Historiker die Rückseite des Buchcovers auf Italienisch übersetzt (vgl. Text 2):

 

Centro

 

1. Da Salonicco a Bergen-Belsen

 

Riguardo alla grande Comunità sefardita di Salonicco all’epoca della Shoah sono state scritte molte affermazioni inesatte; in particolare il Rabbino Capo Zvi Koretz venne molto calunniato. Fra Marzo e Agosto 1943 questa gloriosa comunità venne deportata, quasi tutta ad Auschwitz ma due gruppi vennero mandati al “Campo di Soggiorno” (e Scambio) di Bergen Belsen, nella Germania settentrionale:

 

1.

74 fra funzionari comunitari e loro familiari, col Rabbino Zvi Koretz e famiglia. Vennero inseriti nel cosi detto “Sternlager”. Judenaeltester divenne Jacques Albala – a Salonicco interprete-accompagnatore del “Presidente della Comunità”, Sabin Saltiel, nominato dal comando tedesco nel 1941 – “Responsabile Organizzazione del Lavoro” divenne tale Edgar Elia Kounio.

 

2.

367 titolari di passaporti spagnoli che vennero tenuti nel cosi detto “Neutralenlager” fino al Febbraico 1944 quando partirono per la Spagna. Dopo un breve internamento in un campo nel Marocco Spagnolo poterono proseguire per la Palestina.

Nella storia della Shoah Bergen Belsen, meno noto degli altri Campi di Sterminio - è un caso particolare essendo stato destinato quale campo di transito per scambi di ebrei o contro tedeschi dell’estero oppure per riscatto, come avvenne per un gruppo di 1624 ebrei ungheresi. Per tenere separati i vari gruppi, quel Lager venne diviso in sezioni, ognuna gestita in modo differente.

Dopo qualche mese, gli ebrei greci vennero in contatto con quelli venuti dall’Olanda; in parte cittadini olandesi e in parte profughi dalla Germania. In altri tempi le comunità di Salonicco e Amsterdam erano i punti terminali di un importante collegamento commerciale. Nella primavera del 1944, però, i rapporti fra questi gruppi erano più difficili.

E’ merito dello storico tedesco Hans-Dieter Arntz – che ha aiutato molti sopravvissuti a documentare i propri diritti - di proporre una nuova storia di questo Lager particolare. L’opera, frutto di oltre 5 anni di lavoro e di lunghe ricerche. è centrata sulla figura di Josef Weiss, l’ultimo ”Anziano degli Ebrei”/“Judenaeltester della sezione “Stern Lager”/Lager di Stella di Bergen Belsen. Vengono, tuttavia, presentati pure il primo “Judenaeltester”/Anziano dello “Sternlager” Jacques Albala, il Rabbino Capo di Salonicco Zvi Koretz e lo sfortunato Responsabile del Lavoro Edgar Elia Kounio. La storia del Lager di Bergen Belsen viene quindi narrata in relazione col Campo olandese di Westerbork, e col Ghetto Modello di Terezin.

Vengono presentate due delle tante vicende- assurde ma significative - del Dopo Shoah in Grecia e Olanda:

 

Jupp Weiss

1.

In Grecia, il nuovo regime voleva processare in modo clamoroso il Rabbino Capo Koretz, morto di tifo dopo che il “treno perduto” partito da Bergen Belsen diretto a Terezin era stato liberato il 27 aprile 1945 dall’esercito russo nella stazione di una cittadina tedesca. In un primo momento fra gli imputati figuravano pure moglie e figli del Rabbino Koretz. Alla moglie venne negata la possibilità di difendere in tribuna vle, o comunque in Grecia, la memoria del marito.

 

2.

In un “processo” spettacolo Jacques Albala e Edgar Elia Kounio vennero condannati a lunghe pene detentive da un cosi detto “Tribunale” che non poteva aver elementi su quanto realmente accaduto. Alle “udienze”, vennero tollerati chiassosi incitamenti tipo “impiccateli tutti”. Mentre lo sfortunato Kuonio dovette scontare tutti i 5 anni della condanna, Jacques Albala (condannato a 18 anni) venne rilasciato dopo qualche anno e poté emigrare negli Stati Uniti; qualcuno avrà avuto validi motivi per ottenere per lui la grazia o l’amnistia.

 

3.

In Olanda, Josef Weiss e altri “tedeschi” al loro ritorno vennero internati per diverso tempo in un campo, insieme a collaborazionisti olandesi ed ex SS, comandato da un ufficiale che si presentò dicendo “In primo punto siete tedeschi, secondo luogo siete ebrei. Vedrete presto che non sono amico degli ebrei.” “Lageraelteste”/Anziano di quel campo era un ex dell’SS.

Sia in Olanda che in Grecia erano tornati in pochi mentre dei beni degli scomparsi si sono potuti impadronire molti profittatori. Infatti, “in quelle tenebri” della Shoah si aveva la “colpa” di essere ebrei. Nel “Dopo Shoah” , invece, il colpevole era il sopravvissuto ritornato.

Hans-Dieter ARNTZ:
Der letzte Judenälteste von Bergen-Belsen
Helios Verlag Aachen (Germania), 2012.

 

2. Hans-Dieter Arntz: L'ultimo Decano degli ebrei a Bergen-Belsen. Dignitoso in un ambiente indegnio

 

a.) L’OPERA.
Nella catena gerarchica del terrore nazista tedesco un “Decano degli Ebrei” era un “prigioniero con funzioni” che, posto in primo piano, da una parte doveva ricevere gli ordini ma, d’altra, rappresentare un “Consiglio Ebraico” e aiutare le innumerevoli vittime designate dell’Olocausto. Da questa problematica ebbe origine un difficile gioco di equilibri, sempre bersaglio di accuse di collaborazione e corruzione. L’opera proposta è sia una biografia di Josef Weiss, originario dalla Germania, che una ricerca – quasi mai tentata in Germania – sulla reputazione degli “Decani degli Ebrei”, ancora oggi, bersaglio di pesanti accuse.
 
Bergen Belsen significava, nel sistema nazista dei Campi di Concentramento terrore, crudeltà e morte per fame. Che in un tale “Inferno” un ebreo della Renania sia diventato simbolo di speranza di tante vittime e, ultimo “Decano degli Ebrei”, personaggio carismatico, contrasta la discriminazione di principio dei “prigionieri con funzioni”. L’opera offre un quadro complessivo dei crimini perpetrati a Bergen Belsen nel periodo 1944/45.

L’opera, concepita in origine quale biografia, offre sia un contributo importante al dibattito sui presunti “volenterosi collaboratori” del terrore nazista che una ulteriore documentazione delle “misure di annientamento” attuate a Bergen Belsen. L’Autore rileva, basandosi su casi fino ad ora ignorati, come ci siano stati molti “eroi non ricordati” che non hanno avuto un posto nella storia. Particolare attenzione viene data al cosi detto “Sternlager”/Lager di Stella dove erano detenuti ebrei olandesi e tedeschi trasferiti dal Campo di Westerbork (Olanda).

 

b.) L’AUTORE.
Hans Dieter Arntz, nato a Koenigsberg nel 1941, ha studiato, nelle università di Bonn e Colonia, Scienze Sociali, Sociologia, Psicologia e Pedagogia. In seguito ha insegnato, per decenni, nei licei. Dal 1975 compie ricerche su questioni di storia contemporanea della Renania e pubblica saggi su Nazismo, Seconda Guerra Mondiale, Ebraismo e Olocausto. Diverse sue opere, quali la ricerca sul Centro di Formazione Nazista “Vogelsang” o quella sulla persecuzione degli Ebrei - e gli aiuti alle fughe - nella zona del confine fra Germania e Belgio, sono considerate fondamentali.

La molteplice attività per la riconciliazione ebraica-germanica e le pubblicazioni valsero all’Autore riconoscimenti nazionali e internazionali: nel 1985 la più alta onorificenza della Repubblica Federale di Germania e nel 2009 lo German Jewish History Award/USA.

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